Categories: Ivan S. Turgheniev

IL MENDICANTE E L’ELEMOSINA

Non sempre l’uomo chiede denaro,
non sempre l’elemosina deve avere un valore venale,
una parola può valere più di mille pezzi d’oro, se detta con Amore.

La Redazione

IL MENDICANTE

Passeggiavo per la via… Un mendicante, un vecchio cencioso, mi fermò. Aveva gli occhi infiammati, lacrimosi, le labbra violacee, le vesti a brandelli e mostrava piaghe ripugnanti… Oh, come la miseria aveva laidamente conciato quell’essere infelice!

Mi stese una mano rossa, gonfia, sudicia… Con un gesto mi chiese soccorso.

Mi frugai per tutte le tasche… Non avevo né il portamonete, né l’orologio, né pure il fazzoletto… non avevo nulla indosso.

E il mendicante se ne stava sempre lì, in attesa… Tendeva la mano ed era scosso da un fremito lieve.

Turbato, confuso, afferrai vigorosamente quella mano lurida e tremante: “Abbi pazienza, fratello, non ho niente”.

Il mendicante mi guardò coi suoi occhi infiammati; le sue labbra violacee si schiusero e sorrisero, e mi strinse a sua volta le gelide dita.

“Che importa, fratello!” mormorò, “grazie lo stesso. Anche questa è un’elemosina”.

Compresi che avevo ricevuto anch’io un’elemosina da quel mio vecchio fratello.

Ivan S. Turgheniev

L’ELEMOSINA

Nei pressi di una grande città, lungo una grande strada di transito, se ne andava un vecchietto cadente.

Il suo passo era vacillante: le gambe magre lo reggevano a stento e si muovevano debolmente e a fatica, quasi non fossero le sue; il vestito che indossava era tutto a brandelli; il capo, scoperto, gli cadeva sul petto… Era stanco, sfinito.

Sedette su una pietra miliare, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, e si nascose il volto tra le mani; tra le dita discoste colavan giù lacrime sull’arida polvere grigia.

Egli ricordava…

Ricordava di essere stato un tempo sano e ricco; poi aveva perso la salute; aveva prodigato le proprie ricchezze a chiunque, amici e nemici… Ora non aveva un tozzo di pane e tutti l’avevano abbandonato, gli amici ancor prima dei nemici… Doveva forse abbassarsi ancora fino a chiedere l’elemosina? Il suo cuore traboccava di amarezza e di sconforto.

E le lacrime gli colavano giù senza posa, macchiando la sabbia grigia.

A un tratto si sentì chiamare per nome; sollevò la testa stanca e vide davanti a sé uno sconosciuto.

Aveva un viso tranquillo e grave, ma non rigido; occhi non sfolgoranti, ma chiari; lo sguardo penetrante, ma non cattivo.

“Tu hai prodigato tutte le tue ricchezze”, disse con voce uniforme, “Ma di’, non ti penti ora di aver fatto del bene?”

“Non mi pento”, rispose il vecchio sospirando; “soltanto, adesso io muoio”.

“Se non ci fossero stati al mondo mendicanti che ti avessero steso la mano”, proseguì lo sconosciuto, “come avresti potuto dimostrare coi fatti la tua anima benefica?”.

Il vecchio non rispose nulla e rimase pensoso.

“Così non essere neppure adesso superbo, pover’uomo!” riprese lo sconosciuto. “Cerca, porgi la mano e darai così ad altri buoni la possibilità di mostrare coi fatti che sono realmente buoni”.

Il vecchio trasalì, alzò gli occhi… ma lo sconosciuto era già scomparso. Lontano, nella via, vide un passante.

Il vecchio gli mosse incontro e gli tese la mano. Il passante si voltò con viso arcigno e non diede nulla.

Ma dopo di lui venne un altro e questi fece al vecchio una piccola elemosina.

E il vecchio, col soldo ricevuto, si comprò del pane, e quel pezzo di pane, frutto di elemosina, gli parve dolce. Né egli provò vergogna in se stesso; al contrario: sentì una gioia serena.

Ivan S. Turgheniev

RoMa

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