(Questo brano fu pubblicato da Hahasiah nel 1982
in La Porta Ermetica, Edizioni Mediterranee,
sotto lo pseudonimo di Nemo)
Il termine catena, adoperato analogicamente per designare gruppi di esseri, esprime alla perfezione il concetto su cui tali gruppi si fondano. Come in una catena tutte le maglie sono uguali, così coloro che formano un gruppo che voglia chiamarsi catena devono avere caratteristiche comuni tali che li facciano apparire, o meglio essere, uguali. Sarebbe assurdo concepire una catena con maglie d’acciaio tranne alcune, queste ultime fatte di rame o di piombo: non si potrebbe sottoporre la catena a alcuno sforzo senza correre il rischio che essa si rompa, non solo, ma che faccia naufragare lo scopo cui tendeva lo sforzo comune delle maglie. Come la catena fisica ha un maniglione o aggeggio atto a collegare le due maglie terminali o per formare un circolo o per compiere uno sforzo di trazione, così la catena di esseri deve avere un capo, diverso come struttura ma non come materiale, che sia in grado di finalizzare e armonizzare lo sforzo comune cui tende la catena. Infine, come la catena viene usata per compiere un singolo lavoro per volta o un lavoro ripetitivo, così la catena di esseri deve tendere verso uno scopo singolo, unico e comune. Se manca uno soltanto di questi tre requisiti: uniformità degli anelli, punto di finalizzazione o capo, scopo comune, la catena di esseri non può dirsi realmente formata e, se si tenta di formarla, essa è destinata a spezzarsi presto o, comunque, a avere ben poca utilità sia per i singoli componenti, sia per il complesso unitario che essa costituisce.
Facciamo un esempio: un partito politico potrebbe rappresentare una catena. Se i tre requisiti sono rispettati, o fin quando essi sono rispettati, il gruppo esisterà e realizzerà i propri scopi, ma quanti partiti sono finiti col finire del loro capo? E quanti si sono scissi quando lo scopo cui tendevano non era più scopo comune, ma diventava scopo soltanto di pochi elementi? E quante volte si è giunti a questa differenza di scopo come conseguenza dell’inserimento di elementi non omogenei? Ciò è valido anche per le catene iniziatiche o, meglio, pseudo-iniziatiche. Prendiamo ad esempio la Massoneria. Essa ha come scopo il bene e il progresso dell’umanità. Questo scopo essa lo ha perseguito e anche realizzato con la rivoluzione francese, con le guerre di indipendenza italiane, con l’affrancamento delle colonie del Nord America e così via, fin quando essa è stata omogenea, ha saputo darsi un capo valido e ha perseguito il proprio scopo. Quando, però, ha perso di vista il fine precipuo o non lo ha più saputo individuare o perseguire e è diventata campo di battaglia di vari scopi di gruppi più o meno potenti, quando a capo di essa si è trovato chi tale scopo non condivideva o non vedeva come vero e reale, quando la sua omogeneità è stata infranta aprendo le porte a tutti nell’illusione che sia il numero a fare la forza, essa è diventata un doppione di partiti politici o di società filantropiche o culturali nel migliore dei casi, quando non è diventata covo e tana di avventurieri avidi e senza scrupoli.
Di tali pericoli erano ben consci i fondatori di catene iniziatiche, profondi conoscitori dell’animo umano e sagaci inquisitori della natura. In ogni catena iniziatica lo scopo è ben fissato e reso chiaro a chiunque si avvicini a essa e solo se egli accetta o, meglio, sente come suo tale scopo, potrà sperare di essere immesso nella catena. Ogni società iniziatica ha una struttura piramidale, in modo che in qualsiasi momento sarà ben chiaro chi è il capo, che non sarà eletto a suffragio universale, ma occuperà il vertice solo se ne avrà le capacità, che gli derivano da un’effettiva e oggettiva realizzazione. Infine, tutte le catene iniziatiche, per raggiungere l’omogeneità o purificazione dei partecipanti, sono formate di due circoli, uno esterno e uno interno. A quello esterno vengono iscritti i novizi perché, praticando il fine dell’associazione e purificando se stessi in lunghi anni di lavoro, si rendano degni di entrare a far parte del circolo più interno, il vero circolo iniziatico o catena in cui tutti i partecipanti devono avere più o meno la medesima struttura e forza, come gli anelli di una catena. Tale distinzione in passato si rifletteva nei Piccoli Misteri e nei Grandi Misteri o nell’iniziazione Isiaca e in quella Osiridea. I primi avevano come fine la purificazione dei membri e la loro evoluzione relativa; i secondi, facendo leva su elementi già purificati e pertanto omogenei, perseguivano il fine dell’associazione.
Uno degli scopi più immediati di catene iniziatiche, almeno nel proprio circolo più esterno, è sempre stato la terapeutica oltre, ovviamente, allo scopo più ambizioso e lungimirante dell’evoluzione più o meno rapida del genere umano. Tale scopo terapeutico, infatti, lo troviamo in un gran numero di associazioni o fratellanze iniziatiche, tra le quali possiamo ricordare la Fratellanza dei Rosa+Croce e la Fratellanza Terapeutica Magica di Myriam, ma esso è presente, pur se non con lo stesso rilievo, anche in associazioni o catene non strettamente iniziatiche, quali possono essere i conventi, in cui spesso si trova una figura di potente guaritore, o le antiche sette religiose che, con la forza della preghiera, riuscivano a operare guarigioni.
Ma lo scopo vero e più occulto, cui ho già accennato, di tutte le catene iniziatiche è quello dell’evoluzione (relativamente) rapida dell’umanità attraverso la rapidissima evoluzione dei singoli appartenenti alla catena. In questo, esse si differenziano dalle religioni, anch’esse apparentemente strutturate come catene, perché queste ultime tendono non alla rapida evoluzione dei singoli che riflettendosi sulla massa la trascina verso la meta ultima dell’umanità, bensì alla lenta evoluzione delle masse da cui potrebbero emergere, ma potrebbero anche non emergere, elementi più o meno trainanti. La vera catena iniziatica offre altri due vantaggi di non scarsa rilevanza, analogici a quelli di una catena d’acciaio: al singolo anello dà la possibilità di partecipare a imprese che da solo non potrebbe compiere, con conseguente sviluppo e circolazione di forze superiori a quelle di ciascun anello, dalle quali esso trae vantaggio diretto; al complesso dà la possibilità di compiere imprese per le quali è richiesta una grande potenza e di sperimentare la reale forza degli elementi.
Di come funzionano le catene da un punto di vista scientifico e di quali mezzi si servano avremo modo di parlare in altra occasione. Un punto, tuttavia, desidero porre in risalto qui. Come diceva il Kremmerz, gli elementi di una catena sono paragonabili a elementi di una pila elettrica nel senso che ciascuno apporta il proprio contributo di energia allo scopo e ciò risponde sempre a verità. Ma quando gli elementi della catena sono perfettamente omogenei e al massimo grado di purificazione, il totale dell’energia prodotta non equivale alla semplice somma delle singole potenzialità, bensì a una progressione esponenziale che genera una capacità energetica a tale alto livello da essere necessario, come in qualsiasi apparato meccanico che utilizzi energia, un proiettore estremamente resistente e potente (il capo o maniglione della catena) che focalizzi e sia in grado di dirigere sullo scopo l’energia generata. Ciò spiega perché sempre e solo i migliori o più avanzati si trovano a capo di una qualsiasi catena e anche perché può e deve verificarsi un ricambio al vertice, derivante dal rapido avanzamento di un elemento che eccelle sugli altri.
Hahasiah
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