Recensioni

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Ho sempre avuto una grande ammirazione  per chi sa scrivere e sa trasfondere i propri pensieri  in un libro. Sono convinto che si tratti di un dono innato spesso legato alla natura  di chi scrive.
Dobbiamo  alla particolare versatilità di Kremmerz in questo senso se il nostro ci ha lasciato gli “scripta manent”.
A volte è come si dice,  a volte è cosa si dice ad affascinare e a …far pensare. Non sempre però è  la forma a sostanziare di contenuti il contenente!
Beato colui che ha qualcosa da dire e sa come dirla. Utile è ricordare le parole di Lucio Anneo Seneca quando scrive nella seconda lettera a Lucilio: “Bada inoltre che, leggendo molti autori e  libri di ogni genere, tu non vada vagando dall’uno all’altro. Devi acquistare dimestichezza con autori scelti e nutrirti di essi, se vuoi trarne qualcosa che rimanga stabilmente nell’animo. Chi vuol essere da per tutto, non sta in nessun luogo. Chi passa la vita in un continuo vagabondaggio, troverà molti ospiti, ma nessun vero amico. Così necessariamente capita a chi non si applica con assiduità allo studio di nessun autore ma tutti li scorre in fretta.“
E’ pur vero però che le idee che scuotono il mondo arrivano molto spesso senza far rumore su ali di colomba…
In questa sezione del sito saranno recensiti libri, scritti moderni e antichi ormai introvabili che pensiamo possano offrire al lettore qualche suggerimento per la comprensione  della filo-sofia ermetica  e del proprio personale ascenso.
Non si tratta di testi strettamente dottrinari, perchè chi ama leggere ha sperimentato mille volte che libri dall’apparenza insignificanti, riescono a far provare emozioni e aprire inaspettati orizzonti.
Ci si può rendere conto che spesso stessi pensieri provengono da autori di cultura diversa, che un obiettivo e un traguardo possono essere sostenuti da motivazioni opposte ma che in sostanza sono le medesime.
Alcune letture non indicano obiettivi, non suggeriscono soluzioni, ma hanno il pregio di porre sul tappeto problemi scottanti.
Se la tradizione ermetica è giunta intatta fino a noi ciò è avvenuto attraverso cento mille e più trasformazioni e adattamenti culturali alle varie epoche da quando l’essere umano esiste sulla terra.
Questa sezione del sito è aperta a tutti coloro che vogliono suggerire , ricordare, presentare  un libro o scritto da portare a conoscenza di altri.
E’ nostra precisa convinzione che nulla di ciò che ci circonda debba essere tralasciato, sia sotto il profilo sociale che culturale e ciò vale tanto più  per uno studioso ermetista del 21° secolo.
Napoli, 10 Gennaio 2009, Ro.Ma

Louis Pawels – Jacques Bergier: Il Mattino dei Maghi; Oscar Mondadori, Milano 2009

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Quando 38 anni fa lessi per la prima volta il bellissimo libro di Louis Pawels e Jacques Bergier, Il Mattino dei Maghi, non pensavo che la sua lettura avrebbe cambiato il corso dei miei pensieri e quindi della mia vita. Certo è vero, venivo già da altre letture e da altri scrittori di cose esoteriche, ma nessuno fino ad allora aveva posto la questione in termini così chiari e “scientifici”.
Sapevo che il libro in questione era scritto da un duo, un giornalista ex occultista ed ex surrealista e un singolare scienziato e mitografo.
Il libro non è un romanzo e neppure una narrazione fantascientifica o una raccolta di documenti, né tantomeno una divulgazione di un insegnamento ermetico, ma in realtà, come è stato detto, il Mattino dei Maghi è un po’ tutte queste cose insieme.
Oggi potrei meglio definirlo un saggio di ermeneutica. Tale fu allora per me.
Lo scopo che il libro si prefigge è chiaramente enunciato nelle prime pagine della Introduzione da L. Pawels che, ricordando gli insegnamenti del padre, scrive: “Dodici anni che è morto! E io sto per avere quarant’anni. Se lo avessi capito mentre era in vita, avrei dato una direzione più giusta alla mia intelligenza e al mio cuore. Non ho smesso di cercare. Ora, mi ricollego a lui, dopo molte ricerche, che mi inaridivano, e pericolosi vagabondaggi. Avrei potuto, molto prima, conciliare la tendenza alla vita interiore e l’amore del mondo in movimento. Avrei potuto prima, e forse più efficacemente, quando le mie forze erano intatte, gettare un ponte fra la mistica e lo spirito moderno. Avrei potuto sentirmi contemporaneamente religioso e solidale col grande slancio della storia. Avrei potuto avere prima la fede, la carità e la speranza. Questo libro riassume cinque anni di ricerche, in tutti i settori della conoscenza, ai confini della scienza e della tradizione. Mi sono messo in questa impresa nettamente superiore ai miei mezzi, perché non potevo più rifiutare questo mondo presente e avvenire che è tuttavia il mio. Ma ogni estremo è illuminante. Avrei potuto trovare più presto una via per comunicare con la mia epoca. Forse non ho perduto completamente il mio tempo andando fino in fondo al mio cammino. Agli uomini non accade ciò che meritano, ma ciò che è loro conforme. Ho cercato a lungo, come lo desiderava il Rimbaud della mia adolescenza, “La Verità in un’anima e in un corpo”. Non ci sono arrivato. Nel perseguire quella Verità, ho perduto il contatto con piccole verità che avrebbero fatto di me non certo il superuomo che era nei miei voti, ma un uomo migliore e più unitario di quanto non sia. Tuttavia ho imparato, sul comportamento profondo dello spirito, sui diversi possibili stati della coscienza, sulla memoria e l’intuizione, cose preziose  che non avrei imparato in altro modo e che dovevano permettermi, più tardi, di capire ciò che vi è di grandioso e di essenzialmente rivoluzionario al vertice dello spirito moderno: l’interrogativo sulla natura della conoscenza e il bisogno urgente di una specie di trasmutazione dell’intelligenza.”
Nulla succede per caso, anche il più futile accadimento, che può apparire dovuto ad una semplice casualità, racchiude una motivazione anche futura per l’individuo e fa pensare che doveva accadere “per forza”.  Così fu per me.
Rileggere le pagine di un libro letto in età giovanile e sapere ciò che ha rappresentato per la sete e la ricerca di conoscenza è fortemente emozionante.
Le letture di quegli anni mi stimolarono e mi diedero l’assoluta certezza e la ferma decisione di dedicare la mia vita oltre che alle scienze mediche anche alla comprensione della realtà che sta al di là della rappresentazione del mondo e quindi di quegli stati di coscienza che modulano in maniera inconsapevole la vita di un uomo.
Il Mattino di Maghi è un libro che non si legge per caso e che può lasciare una traccia importante di sé.
Sono convinto che così come Zanoni fu un romanzo speciale per gli occultisti dell’800, il Mattino dei Maghi lo fu per quelli del 900.
(robur opus bene efficit relatum toti orbi
mens alacer genuit reliqua ingenia)

James Hillman: Il linguaggio della vita, BUR Edizioni, Milano 2005

r2     Che uno scrittore di romanzi possa diventare autore di best seller è evenienza alquanto frequente e scontata, ma cosa pensare quando ciò accade ad uno scrittore di filosofia e psicologia junghiana come James Hillman? Scrivere su J. Hillman  diventa pertanto più facile perché chi non conosce Il mito dell’analisi, il Saggio su Pan, L’anima del mondo, il Codice dell’anima per citare solo alcuni dei suoi scritti divenuti veri e propri best seller diffusi in moltissimi paesi del mondo. Una spiegazione a tutto ciò dovrà pur esserci e noi la troviamo se consideriamo il campo di applicazione e l’umanità a cui si rivolge essenzialmente il nostro Autore. Egli partendo dall’individuo, inteso in maniera  globale e cioè un essere costituito da corpo fisico e da anima, ne esplora  i comportamenti e le aspettative che sono psicologiche e filosofiche sì, ma che poi perdono il loro carattere personalistico per essere relazionate alla vita sociale di tutti i giorni e alla esistenza su questo pianeta.

Hillman si occupa del lavoro, della religione, della politica, dello sfruttamento dell’ambiente, delle relazioni tra i popoli e della alienazione della società contemporanea. La visione che egli ha dell’uomo è verso l’interezza dell’essere umano. Il piccolo testo che presentiamo,  di facile e piacevole lettura, si sviluppa come una lunga conversazione salottiera tra James Hillman e Laura Pozzo avvenuta nell’estate del 1980 a Zurigo. Si tratta di un libro-intervista  che si svolge in maniera non organica, ma piuttosto libera affrontando i più disparati argomenti della vita interiore dell’uomo e alcune scottanti questioni che affliggono la nostra epoca. Il libro è una lunga e dettagliata messa a punto di alcune idee del filosofo americano.

A proposito  del linguaggio in genere utilizzato dagli psicologi egli afferma.
“E’ innegabile  che oggi nel nostro  paese  esista una specie di culto dei sentimenti: ci si aspetta che ciascuno vigili continuamente sui propri sentimenti e li renda noti per mezzo di vocaboli come “ansia” e “aggressività”. Parole senza immagini. Si tratta, in effetti , di sentimenti così totalmente concettualizzati da non essere più affatto dei sentimenti. Woody Allen è bravissimo nel mostrare il lato ridicolo di un simile atteggiamento. Si rende conto di quanto sia disastroso per la nostra capacità di apprezzare quello che c’è realmente nel mondo che ci circonda? Il suo vero volto?…Se vogliamo tornare a vedere le cose in quanto volti, il mondo in quanto vivo, in quanto rappresentazione di Afrodite per le nostre narici e le nostre pupille, dobbiamo recuperare il  linguaggio delle qualità. Sarà per questo che Flaubert consigliò a un giovane scrittore di uscire e osservare un albero per qualche ora? Basta scrivere di noi stessi. Rimettiamo nel linguaggio le proprietà qualitative dell’albero. E il linguaggio psicologico è il peggiore. Aggressività, ostilità, dipendenza: che parole goffe e vuote. Così gonfie, grandi e importanti da non significare nulla. Se la nostra formazione provenisse dalla letteratura, invece che da quello – qualunque cosa sia – che viene fuori dal training degli psicologi, staremmo più attenti a non usare parole così goffe, e a essere precisi ed efficaci nel porgere un’immagine sensibile. Il linguaggio della psicologia fa proprio pietà – Afrodite ne è totalmente esclusa. La manciata di parole usate più spesso, come “aggressività”,  sono emotivamente sovraccariche. Conferenze sull’”aggressività”…   psicodinamica dell’aggressività.  Come le vecchie maschere medioevali dei vizi. Non sono neanche parole sono ideologie. Come “patriarcale”, femminile”, “dipendente”.
Altro argomento cruciale affrontato è il cristianesimo che è per Hillman argomento da trattare con prudenza come del resto hanno fatto altri prima di lui Freud, Jung, Lacan…Egli così esprime il suo pensiero.
“Considero  il mio lavoro un lungo duello con il  Cristianesimo,  una sfida protratta con gli atteggiamenti cristallizzati del pensiero occidentale e perciò col pensiero cristiano, un confronto a lungo termine che accompagnano l’approfondimento di tutti i miei temi: il suicidio, le emozioni, Pan, Dioniso, il tentativo di rivalutare la “materia prima” dell’alchimia, o le singole sindromi che sono state giudicate e condannate. Si tratta  di salvare il fenomeno di quell’organizzazione della mente che rende malata la nostra cultura: fede, unità, verità, identità, integrazione – tutte quelle nozioni tanto stimate dietro le quali si nasconde la psicologia monoteistica.”

Nel Cristianesimo  l’anima soccombe a favore dello spirito e questa dicotomia e sperequazione di risultati nella gestione dell’essere umano non sfugge a Hillman.
“Resta il fatto che il pensiero cristiano è stato in primo luogo un’espressione dello spirito, non un’espressione del corpo e nemmeno un’espressione dell’anima: ha perfino contrapposto lo spirito all’’anima; così nel Nuovo Testamento abbiamo molto poco sui sogni, molto poco sui fenomeni dell’anima, e molto sui fenomeni dello spirito: il dono delle lingue, le conversioni, le missioni, le guarigioni, i miracoli, le preghiere. L’uso della parola “pnéuma “ supera numericamente quello della parola “psyché” con un margine assai ampio. L’anima in quanto terreno intermedio tra corpo e spirito ne è stata schiacciata, e con essa, la ricchezza di tutto ciò che il Cristianesimo ha chiamato “paganesimo”. Oggi non sappiamo distinguere l’anima dallo spirito: entrambi sono diventati vaghe nozioni immateriali antitetiche al corpo e alla materia tangibile. Siamo così immersi  nel punto di vista materialista che il Cristianesimo stesso ha prodotto, che anima e spirito appaiono indistinguibili. Una psicologia basata sul Cristianesimo è destinata a spiritualizzarsi, a diventare psicologia dello spirito, una teologia dello spirito. L’anima ha qualche possibilità di manifestarsi solo come sintomo, o tramite fenomeni marginali come l’immaginazione degli artisti, l’alchimia, il pensiero “primitivo”, nonché, ovviamente , travestita da psicopatologia. Questo intendeva Jung quando affermava che gli dèi sono diventati malattie: il solo modo che hanno di riaffacciarsi in un mondo cristiano è da reietti.”

La natura e il mondo che ci circonda sono altro da me o qualcosa che comunque ci appartiene e dobbiamo conservare a qualunque costo? Questo interrogativo che molti politici pongono tra i più importanti impegni dell’umanità attuale e che dovrebbe far parte del patrimonio culturale da tramandare ai nostri figli,molto sovente non è preso in nessuna considerazione. Ma questa terra è il luogo dove viviamo oggi e dove torneremo a vivere domani. Ecco che il colloquio con Hillman si fa interessante per i suo risvolto sociale e soprattutto verrà apprezzato da coloro che amano i luoghi dove vivono.
“Dobbiamo renderci conto di dove siamo e di dov’è la nostra coscienza. Viviamo nell’idea di essere coscienti e crediamo che tutto ciò che è al di fuori della nostra coscienza sia morto o almento privo di anima; gli stessi animali sarebbero privi di anima, come insegnavano Descartes e La Mettrie. Questa è anche  una tipica idea cristiana: solo gli esseri umani adulti e battezzati avrebbero un’anima, una psiche, una soggettività (nozioni cristiane standard, almeno finché non si tocca il  tasto dell’aborto!). Anche secondo Kant la soggettività è in noi e il mondo materiale, esteso, è “inorganico”, morto, privo di soffio vitale. Alla fine, abbiamo collocato anche noi stessi in quanto corpi “là fuori”, nel mondo morto e inorganico. I nostri stessi corpi! E’ dal tempo dell’anatomia di Vesalio che studiamo e oggettiviamo il corpo per mezzo del cadavere: il corpo come meccanismo suddiviso in apparati; così, negli ultimi quattro secoli, la medicina ha reso il corpo sempre più cadaverico. Non c’è da stupirsi se ricorriamo sempre più alle macchine per “capire” le nostre malattie, per leggere i nostri corpi. Solo le macchine possono capire il nostro corpo perché è diventato anch’esso una macchina…

Tutto questo ha prodotto un incredibile isolamento delle persone, della coscienza, e una terrificante distruzione di oggetti – piante, animali, laghi, fiumi, suolo e tante altre cose.”
I problemi dell’economia affliggono più che mai il mondo occidentale e le visioni escatologiche  pessimistiche dei cantori della fine del mondo impressionano più che mai soprattutto in questi primi anni del nuovo millennio; Hillman a tale proposito esprime dei concetti che sono certamente fuori del nostro comune intendere e vedere le cose, ma che per qualcuno che voglia porsi in una dimensione un po’ differente dalla comune vita di ogni giorno, possono risultare abbastanza intelligibili.
“…il legame tra lavoro e denaro è proprio quello che ci fa sentire schiavi. Ribellatevi. Avete da perdere solo le catene; ma le catene sono appunto il collegamento di denaro e lavoro. Se solo potessimo allentarlo, il lavoro potrebbe essere restituito all’istinto e ri-immaginato come fenomeno psicologico, come un’attività dell’anima invece che come un agire puramente economico. I pazienti, le persone, sono alla disperata ricerca di qualcosa che le ap-paghi davvero, di un lavoro che dia loro credito, che comporti interesse e valore, che permetta di partecipare agli utili. La retribuzione esclusivamente monetaria è un surrogato di queste ricompense dell’anima. Il linguaggio dell’economia ha usurpato la terminologia dell’anima per quanto riguarda la ricchezza, il valore, l’interesse, il credito, la fiducia, la partecipazione, le azioni eccetera. Per questo il lavoro non riesce a liberarsi delle catene dell’economia senza rischiare di perdere il valore, come terminologia e come significato. Pressappoco come l’amore è stato incatenato alla sessualità, il lavoro è stato incatenato allo stipendio.”

Il libro, di cui abbiamo volutamente riportato questi  lunghi e significativi stralci gravidi del pensiero di Hillman, è certamente un testo  che al di là della piacevole lettura, va considerato come punto chiave per la comprensione del pensiero di questo epigono della psicologia junghiana, ma soprattutto perché attraverso un misurato colloquio su singole questioni esistenziali, che Laura Pozzo ha saputo porre sul tappeto, offre a ciascuno di noi valide motivazioni per uscire dal gregge e dalla massa per riaffermare il proprio sé nel rispetto degli altri esseri e del mondo che ci circonda.
Napoli,  10 Marzo 2009, Ro.Ma

Noah Gordon: Medicus, BUR edizioni, Milano 2002
Medicus
 E’ certamente un libro da consigliare a coloro che si interessano di  medicina e di terapeutica. Coloro  che vogliono comprendere quale debba essere lo spirito che un aspirante terapeuta  dovrebbe possedere per accrescere le possibilità di ottenere guarigioni nella sua pratica dovrebbe leggere questo ponderoso volume.. Nel susseguirsi delle pagine scritte traspare  un insegnamento sottile che sin dalle prime pagine coinvolge il lettore e lo affascina ed è quel valore  etico che è alla base di ogni spinta ad  aiutare il prossimo e di farne lo scopo della propria vita come accade o dovrebbe accadere per molti medici.
Il protagonista del romanzo Rob Cole è l’allievo prediletto nientemeno che di Avicenna, il principe dei medici, che lo considera predestinato alla medicina per una vocazione interiore. La vita di Rob Cole sarà una lotta continua contro la sofferenza e la morte.
Ma il romanzo è interessante anche perché fanno da sfondo alle vicende che il protagonista deve affrontare il mondo storico dell’Alto Medioevo eurasiatico e una cultura antica che oggi non esiste più e che è bello per un attimo conoscere e sognare.
Napoli, 2 Febbraio 2009

Barbault Armand: L’oro del millesimo mattino, Edizioni Mediterranee, Roma, 1972
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Per chi affronta la via dello studio e della pratica ermetica deve abituarsi ad interpretare le proprie letture in maniera letterale, analogica, anagogica. L’avere dimestichezza con un parlare figurato agevolerà certamente il giovane studioso che voglia intraprendere gli approfondimenti dei testi classici di ermetismo, ma certamente il libro di Armand Barbault, moderno, non sembra offrire minori difficoltà di quegli antichi.
L’Autore è un astrologo di fama che certamente ama scandire la vita di ogni umano collegandola a quella dell’Universo. E’ molto difficile, se non impossibile, riuscire a far comprendere come ciò possa avvenire. Vi sono però leggi in natura, che per quanto le scienze moderne cerchino di scoprire indagando e imitandole in laboratorio, che non possono essere raccontate e spiegate con i metodi canonici classici galileiani e della matematica sia tradizionale che moderna.
Un lavoro paziente e scocciante, lungo e noioso che lascia insonni le notti e che costringe a veglie notturne e a controllare il fluire degli astri lungo la volta celeste ecco che cosa propone Armand Barbault nel suo libro.

Egli è prodigo di notizie sull’argomento, elargisce informazioni sicure e certe, ama dilungarsi soprattutto nelle descrizioni delle caratteristiche dei segni zodiacali e della efficacia in terapia delle piante e di come trattarle. Queste sono peraltro materie a lui care e pertanto a suo modo egli sostiene di aver ri-velato tutto. Anche se deve ammettere alla fine che a lui sono occorsi ben dodici anni di lavoro per raccogliere e trattare non più di 1 Kg e 800 gr di materia prima.
Ogni lavoro però richiede approfondimenti, conoscenze ed esperienza ed è forse questo il messaggio che più di ogni altro può trovare il lettore di questo piccolo affascinante libro.
Napoli, 10 Gennaio 2009

Gabriele La Porta: Dizionario dell’inconscio e della magia, Sperling & Kupfer, Milano 2008.

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L’Autore ha dedicato il libro a Giordano Bruno e a Giuliano Kremmerz e pertanto con ciò facendo ha certamente voluto ben posizionare la sua presenza nel mondo letterario e filosofico dell’ermetismo. Per chi avrà la fortuna di imbattersi in questo libro e leggerlo non potrà non rimanere colpito dalle prime righe della Introduzione: “Questo libro è per gli indagatori del Mistero, della Notte, dell’Inconscio, dei fuoriusciti, dei reietti, dei respinti, degli esclusi, dei portatori d’Anima, dei veggenti, degli incantati e degli incantatori, degli estatici, dei visionari, dei ricercatori inesausti, dei pontieri tra la filosofia ermetica e l’analisi del profondo junghiana”. Ebbene basterebbe leggere queste poche righe per avere un’idea, seppure molto lontana se non lo si legge, del bellissimo libro di Gabriele La Porta.
Come tutti i dizionari il libro riporta una spiegazione e un’analisi dettagliate delle “voci”, oltre mille, scelte dall’Autore, per raccontarci l’avventura della magia e, per dirla in chiave più moderna, dell’inconscio dell’essere umano. I termini riportati a volte apparentemente tra loro scollegati e non attinenti, hanno in realtà un filo logico e sicuramente psico-logico che li sottende e li armonizza in un tutt’uno. Lo studioso d’ermetismo, soprattutto se di scuola kremerziana, potrà trovare ciò che cerca, certo non la soluzione dei propri problemi o la ricetta per il lavoro ai fornelli, ma potrà certamente essere stimolato ad un approfondimento degli argomenti che sono presentati.
I riferimenti bibliografici e culturali forniti in abbondanza nel testo, dimostrano oltre che un proficuo lavoro di ricerca, una intelligente preparazione e una conoscenza profonda della filosofia ermetica da parte dell’Autore.
La vastità degli argomenti trattati infine, sempre collegati da sottinteso sapere, offre al lettore la possibilità di allargare i propri orizzonti mentali e se vuole innumerevoli spunti per intraprendere il proprio cammino verso Compostela.

Se per Plotino il bene è la conoscenza e il male l’ignoranza e se per Don Juan vivere è soprattutto un problema di conoscenza, ebbene Gabriele La Porta ci ha offerto la possibilità di una lettura oltre che interessante per i contenuti, anche piacevole per la forma in cui sono presentati i problemi della psicologia del profondo e dell’anima.
Napoli, 10 Gennaio 2009

 

Paulo Coelho: L’Alchimista, Bompiani edizioni, Barcelona 2008
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Nella presentazione del libro in occasione del ventennale dalla prima pubblicazione l’Autore scrive:”Vado in cerca di un tesoro, ma sono perfettamente consapevole che il cammino è altrettanto importante della meta da raggiungere”. Mi piace presentare questa ormai celebre opera di Paulo Coelho con un pensiero dell’Autore che troverà certamente molti d’accordo, ma è soprattutto leggendolo che si avvertirà in pieno il senso e la portata del suo insegnamento.
Paulo Coelho non fornisce notizie sulle tecniche dell’ascenso, non è negli obiettivi suoi quello di fondare una scuola  o produrre degli allievi alchimisti, né quello di svelare un segreto rivelato.  L’insegnamento che questa favola piena di magia e di spiritualità offre agli attenti lettori è essenzialmente quello di imparare a seguire se stessi e il proprio cuore. L’Alchimista è un romanzo fiabesco che narra di un viaggio, non necessariamente reale ma fortemente simbolico.  Lo stesso Paulo Coelho ne è il protagonista, il giovane pastorello Santiago,  come egli ci chiarisce nella prefazione affermando di aver “raccontato la storia di un altro me stesso”.
Ma L’Alchimista è anche la storia di una iniziazione finalizzata alla ricerca di un tesoro sognato. In realtà il viaggio si presenta alquanto tortuoso e impossibile e occorrerà superare lo stretto di Gibilterra e continuare giù lontano fino alle Piramidi d’Egitto.  Soltanto l’incontro con un vecchio alchimista permetterà al giovane ricercatore di comprendere alla fine che la ricerca non è che un viaggio dentro se stessi. Così facendo però egli potrà imparare a conoscere il mondo e tutte le cose che vi sono dentro, perché la conoscenza di sé altro non è se non la conoscenza dell’anima del Mondo.
Napoli, 10 Gennaio 2009

Reincarnazione di M. Pompas ( Sperling & Kupfer  Editori, 2006)
pompas   Reincarnazione di Manuela Pompas è un libro che coloro che si pongono il problema  della ricerca di sè dovrebbero leggere. Si tratta di un manuale che vuole assumere soltanto un carattere divulgativo senza avere la pretesa di essere un testo di scolastica e rigorosa documentazione scientifica. Purtuttavia chi legge il bel libro di M. Pompas non può non riconoscere che molti riferimenti  e tesi riportati danno una sensazione, nella mente di chi legge, di sentite e sicure verità.
Il libro può essere considerato un compendio riguardante la dottrina della reincarnazione, vissuta sia come problematica personale e quindi sperimentabile (reale e cerebrale che è comunque reale), sia come problematica culturale.  L’Autrice nella duplice veste di psicologa professionista-operativa e di studiosa ricercatrice della materia, ha certamente non soltanto la competenza, ma anche l’autorità di offrirci uno studio completo e affascinante sul problema della reincarnazione visto sotto molteplici profili: psicologico, religioso, pragmatico, medico-scientifico.
Aspetti questi che rientrano tutti a far parte dei “corsi di studio” dell’esoterismo kremmerziano. Il testo che recensiamo e di cui suggeriamo una attenta lettura può rappresentare il punto di partenza per applicazioni pratiche di verifica. La piacevole e non sofisticata lettura delle pagine del libro fornisce corrette interpretazioni scientifiche di stati d’animo e modi di essere, offre spunti per ulteriori ricerche, mette in guardia sui seri pericoli che possono derivarne per un utilizzo non consono di tecniche avanzate di ipnosi, suggerisce modalità per affrontare gli studi, riferisce su innumerevoli episodi esplicativi, collaudata prassi  metodologica di ogni testo di psicologia.

Insomma il libro può rappresentare davvero la base per una comprensione corretta della problematica reincarnativa inserita in un contesto di vita che non può essere considerata come espressione di una sola ed unica esistenza terrena. L’A. a sostegno della teoria reincarnativa porta numerosi esempi di pazienti per i quali la regressione oltre la vita intrauterina può rappresentare la ricerca positiva di forme particolari della coscienza di sè. A tal proposito la Pompas riporta il pensiero di C.G. Jung quando sostiene che “la particolarità della coscienza è quella di essere una conoscenza o una certezza del valore emotivo delle idee che abbiamo quanto alla motivazioni del nostro agire”.  Vivere diventa allora un problema di conoscenza ed essa non può che essere soggettiva.
Molto giustamente nella  considerazione della esistenza dell’uomo in un continuum di nascite e morti l’Autrice afferma che “la nostra vita, il nostro destino, il nostro carattere non possono essere influenzati da un unico episodio, per quanto importante esso possa essere. Ogni elemento è come l’anello di una lunga catena che inizia con la creazione e si estende nello spazio-tempo della nostra evoluzione. Gli accadimenti che riguardano ognuno di noi, ma anche ogni accadimento che riguarda il mondo che ci circonda (macrocosmo), rimangono registrati nella memoria indelebilmente come su una pellicola fotografica. Ciò del resto sembra essere possibile se consideriamo che gli avvenimenti che valutiamo in una successione di temporalità e inseriti in una dimensione di spazio definito, nella nostra coscienza (conoscenza) non hanno più nè spazio nè tempo concreti, ma appartengono ad altre dimensioni. Ci si pone allora la domanda: se è possibile, e la moderna psicologia sembra accettare ciò, avere memoria del periodo gestazionale come della nascita e dei primi anni di vita, perché non è ammissibile, come ipotesi per una ricerca avanzata scientifica, che si possa avere anche memoria del momento del concepimento e di periodi di esistenza precedenti ad esso?

Oggi la scienza (e con essa la psicologia) si sa non può accettare impostazioni di studio negate in partenza, perché inverosimili, ma è pur vero che il progredire di ogni conoscenza scientifica è avvenuto attraverso ipotesi, a volte assurde, tesi e dati sperimentali.
Nel libro di Manuela Pompas sono poste le basi per procedere con fatti sperimentali e sperimentabili, mediante tecniche di prassi psicologica diverse, verso l’acquisizione di una conoscenza maggiore della teoria reincarnativa.

Pur rimanendo in una rigorosa metodologia psicologica l’Autrice esprime concetti e allarga gli orizzonti della sua visione, del resto sempre ancorata alla interpretazione di fatti sperimentali, verso concezioni appartenenti sempre più al mondo speculativo dell’esoterismo.
Un’attenta lettura delle interessanti pagine di Reincarnazione, i riferimenti continui al mondo accademico e scientifico, possono essere di notevole utilità per comprendere alcuni aspetti della dottrina ermetica come scienza dello spirito che studia l’uomo nella sua esistenza terrena e nel suo divenire.
Settembre 2009

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