Riflessi d’Acqua

Riflessi d’Acqua

ORIGINI DELLE ACCADEMIE KREMMERZIANE

A ben leggere quanto è scritto nei “manifesti “ divulgativi delle accademie  kremmerziane oggi esistenti, espresse attraverso i siti web, uno studioso che volesse imparare e capirci qualcosa rimarrebbe alquanto deluso.
La delusione più evidente è legata al fatto che ogni accademia pensa (ma poi lo pensa davvero?!) di avere il diritto di primogenitura e di possedere la vera, unica verità svelata. Si mostrano addirittura vecchi scritti, conservati come cimeli e reliquie, dalle pagine ormai ingiallite dal tempo, a testimonianza di una autenticità di diritto canonico.
Addirittura  si ha la pretenziosità di possedere una legittimità iniziatica che va a braccetto nientemeno che con una …legittimità giudiziaria!!
Ma ciò  che appare più sconcertante è che “dall’alto “ si pontifica sulla…”illegittimità” degli altri e questo proprio con un fare da vero fratello kremmerziano, a volte omettendo nelle descrizioni storiche fatti e avvenimenti, ovvero dando di essi interpretazioni personali e non sempre veritiere.
In questo proliferare di accademie,   addirittura c’è chi ne sollecita la formazione di  altre, vere e proprie polluzioni spontanee  e/o partenogenetiche, non ci  si raccapezza più.
In realtà la spiegazione del fenomeno  che noi osiamo dare in questo momento si basa su una interpretazione in chiave del tutto psicologica se non psicoanalitica e psichiatrica.
Gli italiani si sa sono gente individualista, essi rifuggono da uno spirito collettivistico e lo abbiamo visto in campo politico sociale, dove appena c’è possibilità si ha la disgregazione di grossi partiti in una miriade di tanti altri con i rispettivi leader.  Nel nostro campo addirittura si è arrivati a pensare che una accademia kremmerziana possa essere costituita anche da un…singolo  che funge da preside e da …altro (sic!).
Tralasciamo però queste interpretazioni di vicende che rivestono un carattere personale, vi è anche da dire che l’origine di questi agglomerati di studiosi che si rifanno ad una tradizione ermetica,  traggono la loro legittimità  iniziatica o in questi casi “culturale”, dal semplice fatto di esistere e ciò è tanto più valido se si considera il particolare momento storico che stiamo attraversando.
La tradizione ermetica, si sa, si perde nella notte dei tempi. Esplicitamente lo afferma lo stesso Kremmerz nella  prefazione all’opera di François Jollivet Castellot, L’Alchimia, pubblicata a Napoli nel 1900, quando scrive che “l’ermetismo ha avuto cultori e studiosi per una lunga e continua catena di secoli, dai tempi più remoti fino a oggi”. Pitagora fondò a Crotone intorno al 520 a.c. una scuola ermetica sull’esempio delle comunità orfiche e delle sette religiose egiziane e babilonesi, probabilmente da lui conosciute nel corso dei suoi viaggi. Ma la scuola pitagorica ermetica scomparve purtroppo sotto le macerie di Pompei nel 79 d.c..
Giuliano Kremmerz nel 1986, proseguendo con la sua opera divulgativa delle conoscenze ermetiche,  fondò la Schola Philosophica Hermetica Classica Italica (S.P.H.C.I.) e con  essa la Fratellanza Terapeutico-Magica di Myriam  (Fr+ Tm+ di Myriam), caratterizzata da finalità esclusivamente terapeutiche e filantropiche.
L’anno successivo iniziava a pubblicare in Napoli il Mondo Secreto, rivista a carattere esoterico e quindi fondava la prima accademia kremmerziana napoletana. Successivamente sorsero numerose altre accademie Kremmerziane in altre regioni d’Italia e nel mondo, ma nel 1917, come si può bene evincere dalla sua premessa  alla ristampa dell’Avviamento alla Scienza dei Magi, lo stesso Kremmerz deluso, sciolse le accademie nel ruolo palese che esse avevano di associazioni ermetiche private. Nel periodo dell’Italia fascista ogni attività associativa di tipo segreto-massonico-esoterico venne proibita e pertanto le accademie esistenti, tutte, furono sciolte o dichiarate illegali. Nell’immediato periodo post-bellico (1946) le accademie e i circoli kremmerziani iniziarono a ricostituirsi.
Pertanto a voler essere persone concrete e sagge, quali riteniamo di essere, pensiamo che l’andare a chiosare, spesso con toni aspri e duri sulla illegittimità degli altri, ovvero sostenere  la propria diretta materiale, oserei dire genetica legittima trasmissione di paternità, sono atteggiamenti quanto meno insostenibili e ridicoli.
Infine fermo restando le presunte, dirette o indirette  “discendenze” , che al massimo possono rifarsi a qualche decennio fa, che significato può avere discutere su questa o quella accademia di neo-formazione se poi il discorso lo si porta su un diverso livello di interpretazione  e cioè dottrinario o iniziatico ?
E allora cosa pensare di noi stessi, degli altri, del nostro mondo e come possono intendersi se non in un unico modo pensieri e scritti come  quelli proposti nelle conclusioni di un suo articolo, pubblicato sulla rivista templare Il Cantico (Giugno 2005, 1, 1),  da Barbara Mancini,  centrando con profonda intuizione  il   problema :   “L’Ordine   di   Cristo  non   ha  gradi,   tempio,   rito,   insegne   o lasciapassare.  Non ha bisogno di riunioni, e i suoi cavalieri, se così li vogliamo chiamare, si conoscono senza sapere nulla l’uno dell’altro, si parlano senza  servirsi di ciò che propriamente si chiama linguaggio.
Quando si è scudieri dell’Ordine, non vi si è  ancora entrati;  quando si  è maestri, non gli si appartiene più.
Nessuna iniziazione che possa esprimersi a parole occorre per entrare nell’Ordine di Cristo. Non vi si accede né per volere né per chiamata, come bene esprime il motto dei maestri: Quando il discepolo è pronto, è pronto anche il maestro”.
Ma forse oggi, addentrandoci sempre di più nel 21° secolo, e allontanandoci temporalmente dagli  avvenimenti e insegnamenti dei maestri di  un tempo, chiunque può pensare e dire cose diverse da quelle dette un momento prima, si possono utilizzare linguaggi strani e incomprensibili e la parola svelata si è davvero perduta nel tempo.

Napoli, 10 Gennaio 2009

IMPRESSIONI

(E’con vero piacere che pubblichiamo e sottoponiamo al giudizio dei lettori questo scritto inviatoci da una giovane corrispondente agli inizi di del suo cammino.)
Superare le abitudini, le convenzioni, tutto ciò che può essere di ostacolo per la costruzione del proprio io.
Cercare di andare oltre la vita quotidiana: il restare al mondo semplicemente perché si respira; l’ andare
oltre la semplice sopravvivenza. Carpire il vero segreto per cui si nasce: non è un caso il dire che l’ individuo,
maschio o femmina che sia, è fatto ad immagine e somiglianza di dio. Cos’ è, chi è dio? Un pensiero senza
tempo, senza spazio, senza limiti, amorevole. Essendo l’ uomo “costruito” a sua immagine e somiglianza,
dovrebbe perseguire un fine superiore, che va al di là dei motti convenzionali, che riducono l’ esistenza alla
semplice nascita-sopravvivenza- morte. Qual’ è può essere questo fine a cui bisognerebbe aspirare? La
conoscenza. L’ evoluzione della propria anima. I molti, i tanti, si limitano ad una esistenza piatta: la loro
massima aspirazione è la “pappatoria”; solo uno su un milione riesce a comprendere che questa vita, in
apparenza senza senso, in realtà vuole essere una sorta di palestra che ti addestra per giungere ad un piano
superiore. Il corpo è un limite che bisogna imparare a superare: la vera essenza, il vero io, la nostra anima, è
racchiusa in questo contenitore; siamo bravi ad usare il contenitore ma non il contenuto e a causa di ciò, ci
“riduciamo ad una vita dissoluta e senza senso”. Come carpire questa verità? Come imparare a volare,
come far librare la nostra anima? Tutto parte dalla voglia di voler conoscere, dalla voglia di voler superare
quelli che sono limiti prettamente umani, terreni. Il sentiero non è semplice, sarà tortuoso, la discesa sarà
impervia; ma una forte volontà, riesce sempre e comunque a portarti a meta.
Una volta aver “liberato la propria anima”, (padronanza del corpo astrale) gli esercizi da fare saranno
ancora tanti: si imparerà a raggiungere tanti cieli, a varcare confini senza tempo e senza spazio, in quanto l’
uomo come dio, non è altro che una infinita idea di libertà, senza limite alcuno e il corpo un grumo di
pensiero, da cui la nostra mente deve liberarsi.
Si è dunque superati la prima soglia: la corporeità (saturno) e giunti alla seconda: la padronanza del proprio
corpus non fisico (luna). La terza tappa (mercurio), la penultima, consta nel dar vita al dio che è dentro di
noi. Importanti le parole dell’ anziano Ciang: carpire il segreto della bontà e dell’ amore; ragion per cui il
saggio gabbiano, prima di andare oltre, lascia in eredità a John, le ultime importanti verità: “tu sèguita a
istruirti sull’ amore” . Come? Realizzando ciò che per noi significa il mettere in pratica l’ amore. Così
facendo, si capirà il segreto della bontà e dell’ amore, raggiungendo lo stato ultimo: l’ unione al tutt’ uno
(sole). Per John il mettere in pratica l’ amore, si concretizzava nell’ insegnare a chi come lui era stufo di
sopravvivere, ciò che aveva appreso; tuttavia, per quanto bravo possa essere il “Guru”, egli può solo
indicarti il cammino. Alla verità racchiusa dentro ognuno di noi, ci possiamo solo giungere da soli, col
nostro intelletto, la nostra volontà, il nostro impegno. Solo noi siamo in grado di svelare a noi stessi, il
grande arcano; solo noi possiamo essere i Maestri di noi stessi.

Shazad (ottobre 2010)

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