Quando l’Accademia Kremmerziana Napoletana accolse l’idea di promuovere una riunione dei fratelli miriamici al fine di dare vita ad una unificazione delle Accademie Kremmerziane oggi esistenti e di creare di fatto una “Fratellanza” vera, non pensava che il sasso gettato potesse determinare onde così impetuose.
Per un verso ciò è stato positivo perché ha dato vigore e coscienza a molti anziani che, lancia in resta, si accingono ad intraprendere il cammino verso Santiago di Compostela.
Per l’altro verso, come sempre accade in tutti gli avvenimenti, è stato negativo perché ha riacceso vecchie polemiche, rancori forse per antiche esclusioni, forse per il bisogno di autoaffermazioni.
Leggere quanto viene scritto e divulgato nella rete web, tra comunicati, codicilli, precisazioni, appelli e quant’altro non giova certamente alla comprensione del mondo kremmerziano soprattutto da parte di chi non lo è, ma non solo, né tantomeno può far orientare il giovane studioso che vuole approfondire la ricerca della conoscenza spinto dal fuoco interiore.
Se il tempo è una dimensione della mente, ebbene va detto subito che la fretta in certe cose che poi modulano i moderni accadimenti, è stata un elemento che ha caratterizzato e che caratterizza tuttora il comportamento di molti addetti ai lavori e questo non è bene.
Spesso si ha la sensazione che alcuni fratelli abbiano il terreno che scotta sotto i piedi oppure che la neve si sciolga tra le mani ed hanno…fretta.
Spesso alcuni fratelli, ingenuamente e puerilmente, si ergono a giudici per condannare il comportamento di altri ed emettono sentenze, in questo però vi è chi lo fa con stile e chi lo fa con volgarità.
Spesso alcuni fratelli inviano comunicati con affermazioni e consigli da divulgare che però riguarderebbero per prima loro stessi.
Spesso alcuni fratelli amano farsi chiamare maestri e/o si comportano come se fossero i depositari di chissà quale segreto incomunicabile senza sapere che esso è per sua natura incomunicabile e che il vero Maestro è, semplicemente è, ed è in ognuno di noi.
Spesso le persone che più parlano di amore e di affetti sono quelle meno evolute e da esse bisogna guardarsi perché hanno altre finalità e sono meno disposte a dare.
L’accelerazione di mezzi di comunicazione può indurre a volte ad assumere comportamenti e portare a situazioni che poi si auto sviluppano magari divenendo talmente autonomi che hanno ben poco dei presupposti iniziali di partenza.
Forse è proprio questo che oggi sta accadendo nella Fratellanza Kremmerziana di Miriam, associazione più ideale e spirituale che fisica e materiale.
Molti anni fa un anziano fratello che oggi non è più tra noi, amava ripetere che finché ci saranno due o tre fratelli a pregare Miriam, esisteranno la catena e la Fratellanza di Miriam.
Ma molti, non credo tutti, hanno bisogno delle pagine scritte, di scrivere, di gradi, di onori, di pennacchi in testa insomma e di…altro.
Ciro Formisano, in arte Giuliano Kremmerz, non a caso ebbe i suoi natali alle falde di quel vulcano che ogni tanto fa sentire i suoi brontolii e fa uscire il suo fumo e che sovrasta e sorveglia la tanto contestata città di Napoli, il cui etimo già la dice lunga in campo esoterico.
Ma in quei luoghi e dall’anima di quella gente Giuliano Kremmerz formò il suo carattere e il suo modo di interpretare la vita. La sua ferrea volontà di costituire una società di studiosi il cui fine fosse oltre che lo studio di sé, anche e soprattutto quello di operare per il bene degli altri, testimonia chiaramente quale debba essere l’obiettivo di colui che, avvertendo questa necessità interiore, si avvii allo studio dell’ermetismo kremmerziano.
Calpestando l’acciottolato di quelle strette settecentesche viuzze, dove sembrano rimbombare gli zoccoli del cavallo del Principe di Sangro che incutevano timore, oggi si avverte ancora, anche se rarefatta e frastornata dalle mille luci e voci della moderna città, la presenza pur sempre viva, di un mistero. Che è poi quello della vita di ogni essere umano e del ciclo delle nascite e delle morti.
Chi può guarire gli altri se non sa guarire se stesso, chi può dare ad altri se non ha nulla da regalare, chi può giudicare gli altri se non sa essere giudice di se stesso!
In questo scorcio di fine anno 2008, piovoso e freddo, molte cose andrebbero ripensate e revisionate; molte cose dette e scritte andrebbero ritirate; molte presunzioni andrebbero ridimensionate.
Karl Popper affermava che è più facile distruggere una teoria che costruirla, ma nel nostro caso, dove non è in discussione la teoria, non sarebbe opportuno riascoltare se stessi, rileggersi gli scritti, rinvitare alla mensa tutti, perché a tutti è rivolto il messaggio di Ciro Formisano in arte Giuliano Kremmerz?
Roberto Magri
Preside Accademia Kremmerziana Napoletana | Napoli, 15 Dicembre 2008
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Dalla raccolta di pensieri Kremmerziani, estratti dalle opere e da scritti, presentiamo alcuni spunti per una meditazione. La raccolta completa sarà inviata a chi ne farà richiesta
Iniziare vuol dire cominciare. Initium, principio. Nessuno dà la fine. Perché l’arcano è di natura tale che chi più lo ha intravisto da vicino non può comunicarlo. (I, 10)
Se tu disprezzi lo scherno della turba, se tra l’equilibrio della ragione ben sodo e il motto dei messeri che ti deridono tu sei forte abbastanza per separarti dal mondo, tu cominci a essere; tu cominci a vivere di vita propria; tu inizi la vittoria sulla maggioranza numerica della illusione. […] Il cervello dell’uomo è un santuario che riflette, nell’assoluto della logica, tutto lo splendore della ragione divina quando non traballa per congestioni di passioni umane. (I, 105)
La magia divina considera Una la verità, Una la luce, Uno Dio, Una la materia, Uno l’universo, Una la forza. […] Gli iniziati di tutto il mondo sono fratelli perché tutti percepiscono la Verità nello stesso modo e con le stesse leggi: due di essi s’incontrano e si riconoscono perché si comprendono. (I, 232)
La preparazione alla potestà magica o all’ermetismo puro e semplice è d’indole diversa: il suo programma può esplicarsi in poche parole: rendere le potestà integrative dell’intelletto umano (volontà) padrone assolute dell’involucro animale per farne un servo obbediente e pronto all’autorità psicodinamica che è in noi; purificarsi di ogni ostacolo al libero esercizio della volontà intelligente sul corpo, strumento necessario alla vita umana; liberarsi da qualunque necessità. (II, 92)
Il tuo pensiero agisce tanto sicuramente sul tuo corpo che se hai la pazienza di allenarti ne disporrai a tuo piacimento. Non avrai paura né di infermità, né di contagi, né di disordini organici di nessun genere. Basta pensare volendo, con sicurezza di comando, che la tal cosa nel tuo organismo non succeda. Questa è educazione ermetica. (II, 110)
Se vuoi sapere la verità, se la vuoi conquistare e possedere, comincia col non credere che in te stesso. […] Ma prima di ogni cosa, rigenerati moralmente, ritorna vergine alla sincerità con te stesso e con gli altri, come se il serpente della malizia consuetudinaria non ti avesse mai morso. (II, 147)
L’ermetismo non si schiude che alle coscienze già spogliate da tutti i fattori ottenebranti, rette da una morale pura, non velata da nessuna passione, neanche dalla preconcezione della propria infallibilità. Tutta la chiave maestra del concetto educativo della propria personalità è appunto in questa purificazione della coscienza dalla nebbia della convenzione umana. (II, 159-160)
Scopo dell’integrazione è l’uomo. Non perdetelo di vista mai. Lasciate per ora i diavoli e i santi e gli arcangeli dove si trovano. Ogni vostra esperienza deve essere fatta sull’uomo: non su di un uomo, ma su voi stessi che appartenete all’orgogliosa rappresentanza dell’Olimpo in terra. (II, 223)
Mettervi in grande equilibrio fisico e intellettuale, con un regime di vita sobria, senza sforzi che vi conducano nella schiera dei nobili asceti, osservare in silenzio, nel sacro silenzio che separa l’adepto dalla vanità della parola, non è cosa supremamente difficile. In voi si propizia così lo sviluppo dell’intelligenza ermetica, cioè il potere sottile e penetrativo della mente umana che ci avvicina alla realtà insita nelle cose che colpiscono i nostri sensi umani. […] Nebo, Ermes, Mercurio, Lucifero, Spirito Santo sono sinonimi dello stesso stato di essere dell’intelligenza umana le cui leggi secrete ancora agli uomini sono occluse. (II, 224)
Chi dice la verità a se stesso sentirà la verità degli altri. (II, 230)
Nello studiare le Scienze Occulte procedete da idee semplici e chiare. Se lasciate briglia sciolta alla fantasia, all’immaginazione, troverete – nell’esagerata tensione del vostro orgoglio – di aver raccolto un risultato nullo. […] Il misterioso, il meraviglioso, il miracoloso è nell’orbita della natura e non di là o sopra la natura. (II, 301)
Questa scuola è un completo insegnamento che ha per programma «Nosce te ipsum», cioè il «conosci te stesso» degli antichissimi da un punto di vista non religioso né mistico ma intensamente introspettivo. Si propone lo studio dell’organismo umano nel suo complesso di mente e corpo fisico, con tutti i suoi poteri fisici palesi e nascosti, affinché lo studioso, buon osservatore, possa integrarsi in completo. (III, 7)
Noi siamo spiriti erranti; noi abbiamo la missione luciferina di portare la fiaccola in giro, da uomo a uomo; noi insegniamo l’inizio della ricerca in noi e intorno a noi; noi apriamo un finestrino sull’immenso panorama dell’infinito e diciamo a chi ci somiglia che di là da ogni miseria, in questa vita di miseria comune, esiste l’Amore. (III, 87)
L’uomo non ha mai la neutralità necessaria nel giudicare le sensazioni al loro giusto e preciso valore. Questo non è un dogma che vi presento per farvelo rispettare e porlo per atto di fede come base di ogni cosa che ne consegue. Questo è un enunciato che voi potete esaminare sperimentalmente in voi e negli altri. L’uomo, che nel colmo della sua potenza percettiva può essere neutro nel senso che ho dato a questa parola nella mia piccola Porta Ermetica, che può, cioè, conservare la coscienza serena, intatta, separata dalle sensazioni e pronta a giudicarla senza interesse alcuno, è di dieci chilometri più su di tutto il livello della folla umana. (III, 113)
Gli elementi dell’Ermetismo Magico si indicano all’allievo come in un’analisi preparatoria di una sintesi finale. (III, 126)
Gli alchimisti che conoscevano la loro materia dovevano voler dire qualche cosa che non è nessuna delle tante frottole che essi stessi hanno scritto per imbrogliare i cristiani che asserivano di voler aiutare contro il Gran Turco. (III, 130)
Vi è un’altra sospetta interpretazione: se [gli alchimisti] volessero dire che vi è un procedimento naturale per mezzo del quale l’uomo di limitato ingegno può, con droghe, elaborare, migliorare e perfezionare il proprio intelletto in maniera da diventare intuitivo e penetrante e vedere chiaro in tutte le cose? (III, 131)
Che siano deplorati coloro che posseggono e non danno! (III, 145)
Io vi voglio puri in un senso altamente morale nella rettitudine più eccelsa dello spirito, umani, liberi, altruisti al punto di non concepire l’idea di varcare il limite dove comincia la perfetta indipendenza dell’altrui individualità. La libera volontà altrui non deve mai essere coercita, nel male come nel bene. (III, 207)
La nostra Fratellanza non cerca per fratelli dei perfetti, diversamente sarebbe una vera associazione di santi e di eroi, ma cerca e ascrive a sé tutti gli uomini di buona volontà che, quantunque non perfetti, possano essere considerati come perfettibili. (III, 258)
Un’azione compiuta per il solo fine di aiutare un proprio simile, senza aspettarne compenso, senza premio in questa o in una vita di là, è un segno della liberazione del proprio spirito dai legami di ogni soggettività egoistica. (op ris)
Gli spiriti umanizzati che sono degni di sapere, onde a loro volta insegnino e agiscano nella sola vita morale dell’umanità, trovano la via che mena alla nostra casa per virtù provvidenziale. (op ris)
Non credere alcuna cosa solo perché sentita dire; non credere nelle tradizioni che ci arrivano vecchie e alterate dalla favella umana; non credere a quello di cui gli uomini molto parlano, né credere solo perché ti sta dinanzi la testimonianza di un sapiente; non credere a una cosa perché delle probabilità ti parlano per essa o perché per vecchia abitudine la ritieni vera; non credere nella sola autorità del tuo Maestro e del tuo Sacerdote. Prendi per verità, e vivi secondo essa, solo ciò che la tua ricerca e la tua esperienza ti dimostrano corrispondente alla tua salute, al tuo bene e al bene degli altri uomini come te. (op ris)
Non dire mai Magister dixit, perché in questo caso avrai la fede nella scienza di lui, ma non la scienza; e tuo dovere per diventare un iniziato è di avere e conquistare questa, con l’opera attiva e con la guida dell’iniziatore. (op ris)
Il silenzio non è soltanto il non parlare, ma il far tacere tutto il mondo esteriore intorno a sé onde si risvegli il sentimento di ascoltare la voce intima, interna, profonda. (op ris)
L’esistenza di una cosa qualsiasi si rende vitale e si conferma per il suo contrario. (op ris)