L’articolo che presentiamo fa parte di un gruppo di articoli, di alcuni studiosi di ermetismo kremmerziano, che accompagnarono la pubblicazione di La Porta Ermetica di Giuliano Kremmerz uscita per le Edizioni Mediterranee nel 1982 nella collana “La scienza diversa” e dedicata a Lehahiah (Carlo Coraggia) che da pochi mesi aveva abbandonato questa terra. Gli articoli presentati nel libro rappresentano una sorta di diorama culturale della dottrina ermetica di scuola kremmerziana e compendiano attraverso una pluralità di voci il pensiero non certo facile espresso nell’opera dal Maestro. Riteniamo tuttavia che soltanto un’attenta lettura dell’opera kremmerziana magari ripetuta e un’approfondita meditazione personale possano far comprendere alcuni aspetti più interiori della dottrina ermetica.
MAGIA, SIGNIFICATO DI UN TERMINE
Nella seconda parte dell’opera Il Mondo Secreto (vol. I, p- 132) Kremmerz dà della parola magia una definizione di cui il ricercatore accorto, che tenta questi studi, dovrà tener conto in ogni momento della sua ricerca: “La magia nel suo complesso è tutta una serie di teoremi dimostrabili e di esperienze ad effetti concreti: le verità magiche, per quanto astratte, devono avere la loro dimostrazione evidente nella realizzazione come qualunque verità di matematica astratta, la sua applicazione meccanica. Poiché la magia è sintetica, il principio fondamentale sintetico di tutte le leggi è matematicamente lo stesso in tutte le manifestazioni delle leggi stesse”.
Tuttavia questa parola, tanto bistrattata e tanto onorata a seconda delle epoche e della moda, così vergognosamente posta in ridicolo da taluni, così apprezzata da altri tanto da essere usata per identificare nientemeno che i re che si inchinarono davanti al divino fanciullo appena nato, questa parola, dicevamo, ha finito per assumere una miriade di significati. Taluni di questi erano ieri avvolti nel mistero più profondo e celavano arcani che soltanto pochi erano in grado di comprendere. Vi sono stati, è vero, in passato (e non solo) falsi alchimisti e falsi maghi, i quali volgevano a loro esclusivo interesse ogni loro operato, ma in genere costoro, che si dichiaravano in possesso delle chiavi della conoscenza della vita, in realtà erano soltanto dei truffatori che abusavano della credulità e della buona fede di ignoranti pronti a farsi turlupinare proprio per ignoranza. Oggi che i tempi sono cambiati, un commercio di “falso oro” aprirebbe rapidamente le porte delle patrie galere, come del resto le ha aperte anche in passato, ed è questa una delle ragioni, insieme alla più diffusa conoscenza , per cui, pur esistendo ancora, il numero dei falsi maghi si è enormemente ridotto. Ad ogni modo, si può asserire che mago e magia sono state parole riferite sempre a uomini e ad eventi del tutto eccezionali. Per un uomo di appena settanta anni fa sarebbe stata opera di magia fargli vedere su un piccolo schermo chiamato video fatti che avvengono migliaia di chilometri lontano, come opera di magia devono essere apparsi per gli abitanti di Hiroshima e Nagasaki il “lampo e il tuono” che decretarono la loro distruzione. I primi spagnoli che nel 1942 sbarcarono nelle “Indie” furono onorati come dèi e maghi, perché portatori di canne di fuoco… E così si potrebbero indicare innumerevoli esempi, che stanno a testimoniare come a tale parola è in genere associato il concetto di eccezionale o di cosa fuori del comune.
La religione, rinnegando le proprie origini, considera la magia un insieme di pratiche antireligiose. Senonché si è dimenticata che un tempo, e nemmeno lontano la magia, comprendente tutte le conoscenze scientifiche note, era confinata nel Tempio ed era appannaggio esclusivo di pochi sacerdoti i quali erano anche i detentori del sapere umano. Il sacerdote del tempio era, cioè, il sapiente che conosceva le leggi della natura e poiché conoscenza significava anche potere, sorsero le teocrazie delle epoche passate.
Per la scienza profana la magia è superstizione, ancorata in parte a religioni e credenze del passato. In realtà, la visione meccanicistica che da Cartesio e Newton ha determinato la scissione tra scienza e religione oggi non offre più spazio per l’essere umano e la natura che lo circonda, mentre la magia di ieri, comprendente a sua volota scienza e religione, si basava sull’unità delll’esistente.
Ma se al di là di tutto questo si va a considerare l’operato dei seri studiosi di magia, e tra questi annoveriamo il Kremmerz, e se consideriamo ciò che essi hanno voluto lasciare intendere con tale termine, oggi che ci troviamo in un periodo di transizione in cui lo spiritualismo e il positivismo hanno fatto il loro tempo e ci si aspetta una nuova epoca che si sintetizzi, noi moderni, epigoni di correnti e teorie di tutte le maniere, siamo forse in grado di spaziare di più verso l’infinito ed allargare i nostri orizzonti.
Se scienziato è colui che indaga con metodo esatto e riproducibile i fenomeni della natura di cui siamo parte, allora anche l’ermetista, che indaga con metodo diverso, ma pur sempre esatto e riproducibile, i fenomeni dell’uomo nella natura, deve essere considerato uno scienziato. Ed ogni scienza che si rispetti, per essere veramente tale, non deve cristallizzarsi, ma lasciare una finestra aperta sull’ignoto e su questo proporre almeno delle ipotesi di lavoro, altrimenti si autolimita.
Le investigazioni della scienza profana si svolgono su un piano della realtà che è quello grossolanamente visibile e d’altra parte ogni vera scienza deve prospettare un inconoscibile a cui tendere e non negare mai aprioristicamente l’esistenza di una zona che oltrepassi i suoi orizzonti. Per la scienza è giusto che non esistano verità definitive. Ma come è da condannarsi perché antiscientifico l’atteggiamento oltranzista ed intransigente di quegli (pseudo) scienziati che negano la presenza di una forza, pur sempre materia anche se al di fuori di quella visibile, sottile a tal punto da non poter essere rilevata e imprigionata nei comuni laboratori, così deve essere respinto anche quello degli (pseudo) spiritualisti che negano la materia pesante che da supporto fa a tale forza. E’ nella visione di una ininterrotta continuità tra materia pesante e materia allo stato tenuissimo, o spirito, che il ricercatore comincia a formarsi come mago.
Ci si chiederà: perché utilizzare ancora una parola, magia, che può dare adito a dubbi ed equivoci? La risposta la dovrà andare a cercare ognuno di noi laddove la realtà dell’Io avverte se stesso e, come entità pensiero, moto, capace di riflettersi su se stesso e di dare il via e guidare l’operato del corpo fisico, riconoscere in sé una forza che va al di là della comune realtà tangibile ed includere se stessa nel campo dell’osservazione scientifica. Ciò che propone il magismo moderno è la ricerca dell’osservatore su se stesso oltre che sulla natura che lo comprende partendo dalla ipotesi che alla base di ambedue vi sia un medesimo principio sintetico. E poiché questo campo di indagine è da sempre l’ambito della magia, sembra inutile creare un altro termine per designare qualcosa di già definito.
Il magismo moderno propone un incontro tra lo stregone di altri tempi e lo scienziato (ormai di ieri). Ma tale incontro deve essere in realtà un superamento di ambedue gli atteggiamenti per stagliare la figura del nuovo uomo (di là da venire). Così il nuovo mago è colui che conosce le caratteristiche (tutte) e le possibilità della materia visibile, ne studia le leggi già note e cerca di scoprire quelle ancora ignote, indagando sugli aspetti più reconditi e occulti di essa.
Per il suovo scienziato nessuna ipotesi deve essere considerata come una verità definitiva e, pertanto, anche la più azzardata tra esse non verrà rigettata aprioristicamente, ma sarà posta di fronte al vaglio della sperimentazione.
Quante verità degli alchimisti di ieri sono oggi considerate verità per tutti? Così oggi non meraviglia più nessuno la teoria della unitarietà degli elementi, che faceva postulare la possibilità di trasformare il piombo in oro, come non meraviglia più nessuno l’uguaglianza tra energia e materia.
Assertore del metodo sperimentale, indagatore profondo della natura, sostenitore del presupposto che ogni ricerca deve partire dall’uomo per tornare all’uomo, Kremmerz pone le basi per una nuova magia, sfrondandola da tutto l’irreale ed il superfluo che l’aveva circondata in questi ultimi secoli. La magia, e in sintesi con essa l’ermetismo, diventa così non soltanto una scienza, ma un modo di essere per comprendere in generale una posizione scientifica diversa da quella comune. Permangano pure gli aspetti particolari e strettamente specialistici di questa o quella ricerca scientifica diversa da quella comune. Permangano pure gli aspetti particolari e strettamente specialistici di questa o quella ricerca scientifica, lasciate pure che la medicina e la biologia, la fisica e la chimica si suddividano in mille altre branche alla ricerca del particolare, lasciate pure che la specializzazione sia il vanto di molti, sarà bene però che su tale intessitura si costruisca un edificio unitario e sintetico più vasto. E allora, il problema magico diventa un discorso di metodo.Esso si sposta necessariamente a monte, diventa un discorso preliminare, di impostazione di metodo. Ecco perché su tale premessa è possibile trarre questa conclusione: lo scienziato e il ricercatore più all’avanguardia, coloro che, pur scendendo nel particolare e nell’aspetto più speculativo e specialistico della ricerca, non hanno perduto una visione anche sintetica della scienza moderna e che al centro dell’arida ricerca meccanicistica pongono l’uomo, considerato come realtà non soltanto fisica, costoro dunque non disdegneranno l’appellativo di maghi e certamente la loro disponibilità sarà tale da rivedere su una nuova base la metodologia profana.
Le nuove frontiere della magia e della scienza moderna vengono così ad essere avvicinate, pur se non ancora unificate, non certo per confusione di idee, ma per una raggiunta comunità di intenti.
03 Marzo 2009 Ro-Ma