I QUADERNI DELLA MYRIAM
Nel 1983 a cura della Direzione dell’Accademia Kremmerziana Napoletana furono ciclostilati due numeri di “I Quaderni della Myriam” che furono inviati agli iscritti e a coloro che ne fecero richiesta al fine di diffondere gli insegnamenti di Kremmerz e rendere note le interpretazioni scaturite dalla vita di ogni giorno che essi insegnamenti comportano.
Oggi che quei vecchi fascicoli ciclostilati, ingialliti dal tempo, non hanno più la palpitante emozione di allora in quanto esistono altri mezzi di diffusione mediatica, la cui velocità messaggistica rapidamente raggiunge i cuori ma ancora più rapidamente può scomparire, ci sembra interessante riproporre alcuni scritti di trenta anni fa che ancora oggi trovano una loro validità per indicare il cammino verso la stella cometa.
Napoli, 23 Marzo 2009
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Q U A D E R N I
DELLA
M Y R I A M
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N. 1
A cura dell’Accademia Kremmerziana Napoletana
Casella Postale 172 – 80100 – NAPOLI
EDITORIALE
I Quaderni della Myriam nascono da un’esigenza di carattere semplicemente organizzativo, non avendo altro fine che quello di collegare Fratelli residenti lontano l’uno dall’altro in un cenacolo ideale senza spazio né tempo.
In queste pagine potranno trovare ospitalità scritti di Autori vari, vicini e lontani da posizioni kremmerziane, scritti di filosofia pratica di vita, suggerimenti e indicazioni, proposte e sperimentazioni che accompagnano le problematiche della Fratellanza.
Oggi più che mai avvertiamo una profonda esigenza di sentirci uniti e non soltanto nella procedura metodologica di una ricerca sperimentale personale, quanto nella ricerca speculativa filosofica che deve necessariamente accompagnare la prima.
Si dirà che nulla potrà essere fatto o scritto che non sia già stato fatto o scritto per lo meno nel campo speculativo e noi, convinti del passo biblico che “quod est quod est? Ipsum quod fuit. Quod est quod fuit? Ipsum quod est. Nihil sub sole novum”, vogliamo soltanto vedere in chiave attuale ciò che è passato, ma anche ciò che sarà.
Questi quaderni di ermetismo kremmerziano curati e redatti sotto il diretto controllo dell’Accademia Kremmerziana di Napoli, saranno inviati agli iscritti di questa e a quanti altri ne faranno richiesta, ma non saranno posti in commercio e si raccomanda di limitarne la divulgazione allo stretto ambito organizzativo. La collaborazione è aperta a tutti, viene anzi sollecitata e richiesta: in tal modo la Fratellanza diventa attiva e palpitante nel cuore di ogni iscritto.
Oggi più che mai l’uomo moderno può essere paragonato, sia per le problematiche esistenziali sia per la sua struttura mentale, all’uomo rinascimentale. Come quello pertanto avverte la necessità di spaziare oltre lo stretto ambito che lo circonda, inseguendo mondi materiali e spirituali molto lontani.
Ma dove potrà condurre questa ricerca? Esistono forse spiagge lontane dove approdare e fermarsi definitivamente? E’ qui dunque che la ricerca, il viaggio, l’approdo diventano problemi personali. Le esperienze sono comuni, simili, analoghe tra loro ma non uguali.
La metodologia della nostra ricerca sarà, come è stato più volte scritto e ricordato, scientifica, ma non perché oggi torni comodo impiegare tale terminologia o semplicemente perché riteniamo superiore il metodo empirico. Esso è il metodo che per le nostre ricerche sembra essere l’unico foriero di risultati, esso è il metodo che è stato sempre impiegato nella ricerca ermetica sia mille anni fa che oggi, sia per intendere che praticare.
Nella nostra concezione sono scientifiche una dottrina e una metodologia quando possono essere sperimentalmente dimostrate o riprodotte nelle loro formulazioni; ma ciò deve necessariamente riguardare non soltanto il mondo oggettivo, che non avrebbe valore senza il soggetto; sotto questo aspetto è vero l’aforisma: “il mondo non esiste senza me”.
Pertanto il metodo soggettivo della nostra conoscenza sarà affiancato da quello oggettivo; ciò che proponiamo è una unificazione metodologica di due metodi che si contrastano tra loro, a meno che non si voglia vedere la frammentarietà nel reale. E questo è un problema oggettivo quando prevale una tematica sperimentale esterna all’uomo, ma è anche un problema soggettivo quando prevale una esperienza interiore.
La verità della conoscenza diventa una realtà ontologica attraverso una realtà empirica sia oggettiva che soggettiva.
La stessa vita umana diventa un problema di conoscenza e la conoscenza di se stessi, punto di partenza, può condurre alla conoscenza del mondo.
Ma non sarà questa una ricerca senza limiti e senza confini, perché infiniti sono il confine e il limite del pensiero umano?
Prima di iniziare questo viaggio occorre infine ricordare quella avvertenza, riportata più volte nei testi biblici e nella tradizione orientale, che per entrare nel regno dei cieli bisogna ritornare ad essere fanciulli. L’aforisma latino “maxima debetur puero reverentia” racchiude nella sua laconicità l’importanza del problema e del resto basterà osservare come in questi ultimi decenni, sia da fonti psicologiche che pedagogiche, si stia riproponendo, seppure in chiave moderna e con finalità diverse, la necessità di un mondo incantato, infinito, irreale (ma è poi così irreale il mondo della mente?) popolato da maghi, folletti, gnomi, ondine sulla cui realtà potrebbe giurare anche un attempato e dotto occultista.