Pubblichiamo un nuovo scritto inviatoci da un fratello,
sotto lo pseudonimo: Roma
COME LA MYRIAM HA CAMBIATO LA MIA VITA
Cari Fratelli, mi avete chiesto di riferire come la Myriam ha cambiato la mia vita e aderisco con piacere all’iniziativa, sia perché conoscere altre esperienze può essere utile al giovane per comprendere cosa può rappresentare essere in una via di “realizzazione” e parlare di sé dopo anni di ricerca, ma può essere utile anche al vecchio perché può far comprendere le motivazioni generazionali che in fin dei conti sono sempre proprie dell’essere. Ma oltre a ciò, può rappresentare un modo per trasmettere ad altri fratelli tante cose al di là di scritti aulici, interpretativi di teorie o di aforismi o di vangeli e pseudo-vangeli. Pertanto sarebbe bello che tutti, ma proprio tutti, semmai anche al di là del nostro ristretto circolo myriamico di Napoli, sentissero la spinta interiore a fare questa piccola confessione. Potrebbe avere una utile funzione catartica.
Ho sempre considerato l’ermetismo come una filosofia nel senso etimologico del termine, ovviamente sui generis se lo confrontiamo alle speculazioni più moderne della mente, ma se consideriamo i nostri studi inseriti nella tradizione classica antica e soprattutto in quella rinascimentale allora ci si rende conto che le sole “speculazioni” mentali possibili necessariamente vertono solo e sempre sul “conosci te stesso” e su “ora et labora” che sono la base dell’insegnamento kremmerziano.
Pertanto, ho sentito la Myriam non come una semplice scelta professionale, come un diversivo letterario o religioso, ma come una conversione ed una vocazione inizialmente e, in età giovanile soprattutto, come un fenomeno pratico-morale che ha coinvolto l’intera mia esistenza. Si potrebbe veramente dire con Platone: “περιαγωγή όλης τής ψυχής” una “conversione di tutta l’anima”.
Nel tempo però lo studio e le “quarantene nel deserto” mi hanno permesso di interpretare la mia vita in maniera molto meno egoistica di come potevo considerarla all’inizio. E tuttavia la spinta a “conoscere” se stessi e il mondo si è accentuata. Certamente la Myriam non è stata per me una religione che si basa alla fine solo sulla fede, né una questione intellettuale come farebbe un filosofo, né un problema di sola realizzazione interiore mortificando il corpo come farebbe uno studioso di Vedanta, ma è stato qualcosa che pur non essendo nulla di ciò che ho ricordato li rappresenta tutti e, a seconda delle circostanze, un po’ più l’uno un po’ più l’altro.
E allora questa Via mi ha permesso di interessarmi con distacco di Religione, di leggere e studiare i diversi Filosofi, di apprezzare gli Swami, di comprendere che una è la verità anche se è chiamata in mille modi e che essa è molto prossima al Sé di ognuno di noi.
Ciascuno ha le proprie tendenze, il proprio io storico (che non è soltanto DNA), le esperienze di vita quotidiana che ci inducono a scegliere o questo o quello, ognuno di noi è un re ma che non ha bisogno di sudditi o di corone o di regni perché si tratta di un re molto speciale che non ha bisogno di niente perché può se vuole possedere tutto.
La Via mi ha permesso di conoscere anche persone eccezionali, erano “vecchi” ormai e la loro vita era stata un inno a Myriam; sono state poche, pochissime le occasioni di incontro, altrettanto poche sono state le parole dette, ma tali da farmi comprendere che il maestro è come un’enorme onda in un oceano ma che è pur sempre anch’essa oceano e a lui ritorna.
Ognuno di noi può essere un’onda che poi si perde nella totalità dell’essere.
Da uno appresi che il distacco può essere indispensabile nel nostro cammino ma che i sentimenti sono anche importanti e fanno parte della vita di tutti i giorni; dall’altro l’insegnamento più importante fu di non accettare niente per fede o perché “ipse dixit”.
Molti anni sono trascorsi, ma questi due insegnamenti sono rimasti indelebili nella mia memoria.
Loro, quei due vecchi maestri, erano pazienti, infaticabili, imperturbabili, non giudicavano mai nessuno, credo che non si aspettassero neppure grandi cose da noi, erano pronti a dare se veniva loro richiesto, erano convinti di essere in una tradizione che detiene la Verità e di averla avuta in prestito per trasmetterla agli altri perché prima o poi sarebbe stata patrimonio di tutti.
La Myriam non ha cambiato la mia vita, perché non è una religione, un credo, un sistema filosofico, la Myriam ha permeato di sè la mia vita e d’altronde non saprei quale essa sarebbe stata senza la Myriam.
Certo essa mi ha condizionato e non poco e spesso ha condizionato chi stava attorno a me nella vita di tutti i giorni, ma è stato un condizionamento non imposto che ha formato quello che oggi sono nei successi e negli insuccessi. Potrei dire, ma solo per farmi piacere, che la Myriam mi ha migliorato, che mi ha dato realizzazioni, che mi ha dato equilibrio, fortune etc., ma poi pensandoci bene la mia vita non è oggi come allora, una continua ricerca di sé, aspettando che il sole tramonti come in questa domenica di fine autunno?
Roma