L’augurio che mi sono sempre fatto nello scrivere gli articoli, che presento all’attenzione di alcuni pochi lettori, è che essi vengano letti lasciando da parte i pregiudizi e le posizioni precostituite; che quello che si legge non venga strumentalizzato per sostenere questa o quella posizione di parte qualunque essa sia; che alcuni errori nella valutazione degli eventi (sempre possibili) non siano considerati come voluti e, pertanto, che non diventino una testimonianza negativa, perché le considerazioni espresse sono scaturite dalla buona fede e sempre nel rispetto dell’interlocutore.
Lo studio della dottrina kremmerziana deve avere come indirizzo l’approfondimento di alcuni aspetti di essa che può essere considerata come parte di un sistema filosofico. In effetti sono convinto che quanto Giuliano Kremmerz ha divulgato abbia valore e significato perché fa parte di un insieme più ampio di dottrine definite scienza ermetica. Non è un caso, infatti, che l’opera, la meno conosciuta, attribuita a Kremmerz, ma la più interessante sotto l’aspetto speculativo, abbia come titolo Corpus Philosophicum Totius Magiae, ad essa si rifanno molte associazioni culturali e gruppi di studio kremmerziani oggi esistenti in Italia e all’estero. Se l’obiettivo è la “conoscenza” con il fine di raggiungere una serenità interiore attraverso la trasformazione di sé, allora la ricerca, basata su una ben definita pratica, non può che fare approdare ad una “certezza filosofica”, che è poi quella cui fa riferimento Platone quando dichiara nel Fedro che “i più non si accorgono di essere posseduti da un dio”.
Lo studio degli scritti kremmerziani induce ad una decodificazione della vita interiore e ad una implementazione del momento conoscitivo dell’individuo. Si badi però, non fine a se stesso, perché è proiettato in un campo più vasto che è quello politico-sociale, come per un verso fanno, ad esempio, alcuni editori di scritti su Kremmerz.
E’ necessario più che mai, oggi, che il kremmerzianesimo esca fuori dal settarismo di provincia e consideri se stesso in un ambito più generale del pensiero filosofico tradizionale dell’ermetismo; le sue origini sono enunciate in quelle scuole presocratiche dei movimenti culturali e religiosi orfici e dionisiaci.
Gli scritti presentati in queste pagine virtuali rappresentano un tentativo di interpretazione dell’ermetismo kremmerziano e comunque, non sono enunciati di verità assolute né possono riguardare prese di posizione definitive sulla lettura della realtà che viviamo, perché la vita, e con essa la mente, fluisce in maniera incessante e in modo vario. Né hanno la presunzione di fornire chiavi di lettura della realtà che viviamo perché esse dovranno essere individuate dal singolo ricercatore.
Allo stesso modo di come un’immagine fotografica non è un’esperienza concreta e oggettiva, perché è una emanazione istantanea dello sguardo che interpreta, ma, pur tuttavia, è una parte della realtà, gli scritti che presento non debbono essere considerati come certezze precostituite, ma solo considerazioni su accadimenti e semplici riflessioni per stimolare ad una valutazione critica della vita colui che legge.
Napoli, 2 Maggio 2009 RoMa